C’è spazio per un solo Ego

C’era un maestro famoso per la sua santità e saggezza che stava passando in carrozza per un piccolo paese. Era piovuto da poco e le strade erano fangose. Quando nel paese si seppe che stava passando il maestro, tutti corsero dietro la carrozza acclamando. Non capendo cosa succedeva, il maestro chiese ai conducenti. Essi risposero: corrono dietro alla saggezza, corrono dietro alla santità. Sentito questo, subito balzò giù dal carro e si mise anch’esso felice insieme alla folla ad inseguire la carrozza, ora vuota, gridando insieme agli altri: “corriamo dietro alla saggezza, inseguiamo la santità”.
La scorsa domenica la riflessione prendeva spunto dal racconto del sogno di Giacobbe.
Racconto ricco di spunti. Come sapete, al risveglio dal sogno Giacobbe afferma: “Dio era in questo luogo e IO non lo sapevo.”
La particolarità del testo è che in ebraico non si usa mai il pronome IO, come in italiano è superfluo. Invece qui viene scritto. Quindi risulta ridondante perché la Bibbia, anche se non sembra, non spreca parole. Viene dunque anche interpretato non come un semplice io ma come EGO.
Cosa si intende per EGO? Pensare di valere, pensare di avere dei talenti, avere sicurezza in sé sono cose positive e non significa avere un ego ingombrante.
L’arroganza è il tratto caratteristico, paragonarsi e vantarsi, altri segni dell’ego non funzionale alla nostra crescita. Mettersi sempre al centro, cioè essere egocentrici. Oppure: tu vali meno di me. Ma anche tu vali più di me può essere un nostro modo contorto di attirare l’attenzione.
Allora, tornando al testo biblico possiamo leggere: Dio era qui da sempre ma non lo sapevo perché ero troppo impegnato a prestare attenzione a me stesso.
In questo mondo c’è spazio per un solo ego: o il nostro o quello di Dio: a noi la scelta. Filosofi e psicanalisti avevano risolto il problema dicendo che Dio non esisteva, era solo una proiezione del nostro ego.
Le correnti mistiche orientali, d’altro canto, sostengono l’opposto: i nostri ego sono illusori e ogni essere esiste all’interno dell’io di Dio, l’unico realmente esistente.
Le varie religioni monoteiste ci dicono di sottomettere il nostro io e la nostra volontà a quella di Dio. E siamo testimoni in prima persona di una serie ininterrotta di tentativi falliti di controllare l’io delle persone arrivando pure a caricarle di sensi di colpa.
Poi ci sono gli idolatri che sono quelli che ritengono di poter controllare l’io di Dio mediante lusinghe, mercanteggiamenti, rendono Dio una cosa, una loro proiezione, cercano il controllo per poter espandere il proprio io nell’universo. Si può idolatrare persino la Bibbia, l’eucarestia, il proprio tipo di cristianesimo, perfino il proprio essere liberali.
Gli israeliti uscirono dall’Egitto con l’oro, come paga mento del periodo di schiavitù. Questo oro poteva servire per ricoprire le pareti del futuro tempio e invece venne fuso per fare la statua del vitello d’oro.
Non sono mai le nostre potenzialità il problema ma l’uso che ne facciamo.
Prestiamo un occhio ai numerosi tentativi del nostro piccolo io di soppiantare Dio. O meglio, invece di continuare a guardare noi stessi concentriamoci sull’amare e sull’essere vivi, cioè sulla presenza di Dio.
(Riflettendo su pensieri di Lawrence Kushner)