Quando il Baal Schem, il fondatore del movimento spirituale ebraico del chassidismo, doveva assolvere un compito difficile, andava in un certo posto nel bosco, accendeva un fuoco, diceva le preghiere e ciò che voleva si realizzava.
Quando, una generazione dopo, il Maggid di Meseritsch si trovò di fronte allo stesso problema, si recò in quel posto nel bosco e disse: “Non sappiamo piú accendere il fuoco, ma possiamo dire le preghiere”– e tutto avvenne secondo il suo desiderio.
Ancora una generazione dopo, Rabbi Mosche Leib di Sassov si trovò nella stessa situazione, andò nel bosco e disse: “Non sappiamo piú accendere il fuoco, non sappiamo piú dire le preghiere, ma conosciamo il posto nel
bosco, e questo deve bastare”. E infatti bastò.
Ma quando un’altra generazione trascorse e Rabbi Israel di Rischin dovette anch’egli misurarsi con la stessa difficoltà, restò nel suo castello, si mise a sedere sulla sua sedia dorata e disse: “Non sappiamo piú accendere il fuoco, non siamo capaci di recitare le preghiere e non conosciamo nemmeno il posto nel bosco: ma di tutto questo possiamo raccontare la storia”. E, ancora una volta, questo bastò.
(da Scholem Gershom, Le grandi correnti della mistica ebraica)
Chiese cattoliche, romane, vecchie, cristiane, anglicane, ortodosse, copte, orientali, protestanti, luterane, riformate, battiste, metodiste, libere, pentecostali… Anche in questi tempi di fair-play ecumenico, quando si parla di eucarestia, sotto sotto ci si accusa ancora tra Chiese di essersi allontanati dalle sorgenti del mistero e di aver perso quello che la tradizione aveva insegnato (fuoco, luogo e formula): “Solo la nostra eucarestia è valida, la vostra manca di qualcosa, della preghiera giusta, del gesto giusto, della persona giusta…”
Eppure quello che siamo chiamati a fare dalle parole di Gesù è il fare memoria di ciò che ha fatto: raccontare la storia, fare memoria, quella memoria che rende attuale, presente oggi ciò che è avvenuto nel passato. Come l’ebreo il giorno di Pasqua racconta ai suoi figli la liberazione dall’Egitto dicendo: OGGI il Signore ci libera dall’Egitto e dai carri del faraone, anche noi aldilà del gesto, del luogo, della persona, spezziamo il pane e beviamo il calice facendo memoria. Ci sono forse Chiese che sanno tutto, Chiese che sanno solo le parole,
Chiese che sanno accendere il fuoco, Chiese che sanno solo la storia… Questo, come dice il racconto, forse anche per l’eucarestia “può bastare”.