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Maschile, Chiesa e potere

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Come sapete, le Chiese tutte in Ticino sono rimaste profondamente colpite dall’arresto di don Rolando Leo, accusato di violenze su minori e altre pesanti accuse. Don Rolando era rappresentante della Comunità di lavoro delle Chiese cristiane ticinesi a livello federale, è stato a lungo presidente del gruppo di lavoro ecumenico in Ticino, a capo della pastorale giovanile del Ticino, dell’insegnamento nelle scuole e della catechetica.

Al di là di questo caso, leggendo varie interviste sui giornali ho notato la classica domanda sul celibato. L’idea che l’astinenza sessuale dei presbiteri cattolici sia all’origine di violenze è molto comune.
Può entrare in gioco a volte l’immaturità emotiva di preti cattolici entrati in seminario giovani senza una adeguata educazione all’affettività e alla sessualità. Ma tanti atti sono compiuti anche da laici non costretti né al celibato né alla castità.

Si è letto su giornali ticinesi inviti all’ascolto e alla preghiera. Non si è letto, però, dichiarazioni in cui si prende atto, invece, del grande problema del maschile (patriarcale) e del potere.
Perché la violenza non ha nulla a che fare con il sesso, bensì con il potere.
È come se il maschile venisse ancora oggi educato a non avere confini.
Se, ad esempio, una donna che viene fatta oggetto di attenzioni non volute, rispondesse per le rime, l’uomo non si mortificherebbe, anzi reagirebbe in modo aggressivo verso di lei come se gli venisse tolto un suo diritto di disporre delle altre persone come vuole.
Questo superamento dei confini normalmente non avviene tra maschi perché si è tra pari.
È questo il punto: i minori sono come le donne, non sono alla pari per una certa mentalità maschile che invita a proteggere le “proprie” donne dalla violenza invece che a educare i propri figli maschi.
La cultura dello stupro (verso donne e minori) non riguarda il sesso ma è una affermazione di potere. Pensare alla violenza su minori solo come patologia (che purtroppo esiste) serve solo a non farsi carico del problema mentre è necessario un ripensamento del ruolo del maschio e della gestione del potere.

Soprattutto dentro una Chiesa. Ogni volta che una Chiesa si trasforma in luogo di potere, fallisce e tradisce il suo mandato.
La Chiesa ha contribuito, grazie al messaggio cristiano, a de-sacralizzare il potere temporale, ma ha continuato a mantenere per sé la gestione del sacro e quindi del potere.
Come in ogni ambito, ci saranno sempre persone che cercano ruoli per esercitare potere sull3 altr3: non è necessario additare solo l3 preti o l3 cassier3 parrocchiali, certe dinamiche compaiono anche solo su chi può o non può distribuire i libretti dei canti in chiesa.

“Se vuol sopravvivere in quanto Chiesa, la Chiesa non può dunque che abbandonare il potere e abbracciare quella cultura – da lei sempre odiata – che è per sua stessa natura libera, antiautoritaria, in continuo divenire, contraddittoria, collettiva, scandalosa”.
(Pier Paolo Pasolini, Corriere della Sera, 6 ottobre 1974).