Non avrai altro dio all’infuori di te
14. Settembre 2018
Quest’estate abbiamo visto il film Io c’è di Alessandro Aronadio.
Il gestore si chiama Massimo Alberto e ha ereditato il bed & breakfast “Miracolo italiano” dopo la morte del padre: sta nel centro di Roma davanti a un convento le cui suore offrono alloggi ai pellegrini ricevendone donazioni e contributi a loro volta esenti da tasse. E intanto il bed & breakfast perde clienti.
Massimo decide così di fondare una nuova religione per avere anche lui gli sgravi fiscali e si fa aiutare da uno scrittore fallito come ideologo, che è il personaggio di Battiston. La nuova fede viene battezzata Ionismo, perché basata sull’Io, e come precetto fondamentale ha «non avrai altro dio all’infuori di te». Seppur non molto strutturata, la nuova fede è attraente, chiara e al passo coi tempi: inizia così a guadagnare seguaci e attenzioni.
Massimo ne è dapprima felice, poi il successo della sua religione comincia a travolgerlo e sfuggirgli di mano: dovrà gestire varie difficoltà non avendo considerato che diventando un guru numerosi disperati si affideranno a lui.
Il film è un po’ deludente per me, ha solo un buono spunto non ben sviluppato.
Questo film resta però una curiosa riflessione sulla fede e su come quasi sempre la ricerca di spiritualità finisca con una celebrazione di se stessi (questo in tutti i cammini, cristiani compresi).
La società attuale vuole conservarci separati, isolati e quindi maggiormente manipolabili, condizionabili e sostiene questo genere di spiritualità: prima io, devo stare bene io, io sono il mio dio…
Oggi anche la filosofia e la psicologia, non solo la spiritualità ben vissuta insegnano a distinguere: perché una persona stia bene nel mondo e nelle relazioni è vero che deve sapere chi è, cosa vuole, quali sono i suoi limiti, le sue energie e le sue priorità. Questa è una premessa necessaria per costruire una persona. Poi, per lo sviluppo della persona umana, di una società più civile e di una spiritualità vera è necessaria la relazione
con l’altro, uscire da sé, togliersi dal centro dell’universo. La società attuale però cerca in tutti i modi di impedirci di compiere questo secondo passo. Divide et impera, vi ricordate gli antichi romani, no? E i social purtroppo ora (se non si trovano correttivi) servono a questo: a illudere le persone di comunicare, a illudere chi ne ha bisogno di avere un palco da cui mostrarsi, sbraitare le proprie frustrazioni ecc…
Come dice Maura Gancitano, se Socrate, il filosofo greco che sferzava la sua società, fosse vivo oggi scriverebbe sotto alcune foto di Facebook:
“Pensi di essere così importante per il mondo da dover fare 27 selfie al giorno… o hai solo paura di non esistere?”