Le parole sono importanti

A livello nazionale continua la riflessione e lo scambio su come comunicare meglio la nostra fede.
Anche qui in Ticino ci interroghiamo, perché le parole sono importanti.
Per questo sentitevi autorizzat3 a domandare, discutere se ci sono parti della messa che non riuscite a vivere bene, a far proprie!
Su questo argomento farò uno o due articoli nei prossimi numeri sul comprendere meglio alcune espressioni della liturgia e se invece ritengo che sia il caso di modificarle.
Intanto abbiamo cercato di rendere il nostro libretto della celebrazione più inclusivo, anche se così la lettura è un po’ più faticosa dal momento che non siamo ancora abituat3 a questo tipo di scrittura.
Per quanto riguarda la liturgia possiamo dire che prima di tutto è il Credo che fatica a comunicare la nostra fede, finito il periodo delle dispute dei primi secoli. Come fa notare Richard Rohr, il Simbolo apostolico e anche quello niceno-costantinopolitano sono un importante documento di sintesi teologica ma ha poca utilità come guida per orientare il comportamento pratico quotidiano. Riafferma un universo statico e immutabile e un Dio che è abbastanza lontano da quasi tutto quello che ci capita ogni giorno. Non dà alcun indizio sullo stile di vita che siamo invitati a seguire nella sequela di Cristo. Richard Rohr inoltre nota il grande salto tra “nato dalla Vergine Maria” e “patì sotto Ponzio Pilato”. Solo una virgola collega le due affermazioni, e con questa virgola sparisce – come se fosse un semplice dettaglio – tutto ciò che Gesù ha detto e fatto tra la sua nascita e la sua morte. Tutte le cose che Gesù ha detto e fatto negli anni di vita pubblica non contano molto? Non c’era niente in cui credere? Era importante solo la sua nascita e morte? Il Credo non menziona l’amore, il servizio, la speranza, il “più picco-lo dei fratelli e sorelle”; o il perdono. La grande dichiarazione di fede cristiana è una visione filosofica senza una dichiarazione di missione. Ci viene ricordato che Dio è onnipotente ma da nessuna parte si dice che Dio è anche misericordia.
Come le parole del Credo, tutte le parole della liturgia dicono la nostra fede. Per questo in base agli approfondimenti
degli studi teologici vanno ripensate le espressioni che non corrispondono più alla sensibilità attuale. Espressioni altisonanti come Dio onnipotente o Padre celeste forse comunicano poco alla gente di oggi la nostra vera fede ma tanti altri riferimenti biblici possono essere efficaci e comunicare ancora un Dio di tenerezza e di compassione, fedele, misericordioso, grande nell’amore, paziente.
Essere o non essere degni
Chi scriveva i vangeli presupponeva che gli ascoltatori conoscessero le Scritture, così anche la liturgia. Ogni liturgia presuppone una buona conoscenza biblica e nello stesso momento insegna costantemente le Scritture. Proprio perché la liturgia è fatta anche di tanti riferimenti biblici ed evangelici, questi possono essere cambiati ma prima di tutto vanno approfonditi.
È stato proposto di cambiare (e stanno sperimentando altre formule) l’invocazione prima della comunione perché si è a disagio nel dire: “Signore non sono degno che tu entri nella mia casa” ed è stato proposto un testo apostolico dove si ringrazia il Signore per essere stati fatti degni.
Guardando alla liturgia anglicana come chiesa sorella, questa ha scelto di far proprie le parole della donna siro-fenicia a Gesù, affermando che della grazia divina ci basta anche solo la mollica del pane dei figli che cade dalla tavola.
In entrambe le nostre Chiese dunque, al momento prima della comunione, si prendono in prestito le parole di qualcuno (donna siro-fenicia per gli anglicani o centurione romano per le chiese cattoliche), qualcuno che è straniero, che non si sente parte di un popolo prescelto e non si sente il figlio erede di nulla, che non può accampare alcuna pretesa rispetto al dono che viene fatto. Eppure, proprio perché non c’è alcun diritto, gratuitamente riceve il dono che è Dio stesso.
L’accento è sulla gratuità e la grandezza del dono. Con questa intenzione e questa interpretazione manterrei la nostra invocazione senza modificarla. Ma è solo la mia opinione. Fatemi sapere le vostre.